E’ stato un blitz veloce quello di sabato scorso. Nel pomeriggio abbiamo preso su la macchina con Davide e via. L’idea era quella di approfittare della distanza non troppo grande che separa Milano da Bologna per seguire una lezione in più del Doshu e contemporaneamente salutare e praticare con i ragazzi del Nord-Ovest.
Durante il viaggio parliamo dei troppi amici che non ci sono più, ma per fortuna anche di tanti progetti futuri.
Ho seguito poche lezioni o seminari al Musokan di Milano, la prima circa una quindicina di anni fa, ma ci torno sempre volentieri. Mi piace soffermarmi nel corridoio a osservare le foto dei mitici fratelli Vismara, esponenti di primo piano del Judo nazionale e fondatori della palestra.
Si nota subito quando un posto è nato con la vocazione primaria delle arti marziali: si respira l’atmosfera del dojo e in questo caso lo si capisce definitivamente dal tatami (bellissimo); pratico sempre più volentieri in ambienti di questo genere: li trovo meno impersonali e mi ci sento più a casa.
Si comincia con la lezione istruttori che, complice l’imminente esame di terzo dan di Sven, parte con un bel jodori…ovviamente senza alcun tipo di riscaldamento!!! Ma che vogliamo farci? Nell’arte della guerra bisogna essere sempre pronti…fortunatamente il mal di schiena è ormai alle spalle e l’approccio “morbido” che ho iniziato ad adottare un paio di settimane fa sta dando i suoi frutti.
La lezione per tutti riprende i temi ormai familiari degli ultimi mesi. Rimango stupito del fatto di non restare annoiato; anche se ormai alcune battute le conosco a memoria e alcuni passaggi li potrei doppiare, mi rendo conto che repetita juvant e soprattutto che l’attuale percorso di introduzione alla pratica del Maestro mi convince e continua a intrigarmi.
La lezione prosegue toccando temi a me cari: dalla necessità di studiare cose complesse per riuscire in quelle più semplici, alla creazione della bellezza e dell’armonia come vera chance personale di ruolo attivo nel mondo, fino al dovere per l’allievo di imparare dagli errori del maestro, senza però criticarlo, ma cercando la propria via. Parole queste ultime che risuonano più delle altre dentro di me.
E poi le tecniche: la variante di shomenuchi ikkyo spiegata negli ultimi seminari ben si adatta alla mia altezza e perciò mi piace molto.
La lezione è finita. Un “Hals-und Beinbruch” (l’equivalente di “in bocca al lupo” in tedesco…) a Sven e un saluto agli amici di Vercelli e Milano, sempre affettuosi e sempre più bravi.
Saltiamo di nuovo in macchina e ci fermiamo solo all’autogrill di Somaglia per un hamburger. Rimane la voglia del seminario che proseguirà nei due giorni successivi a Vercelli, ma non si può fare tutto. Intanto ci sono nuovi progetti futuri di cui parlare sulla via del ritorno.
E poi Bologna è vicina: torneremo presto.