Nell’ultimo capitolo della graphic novel ispirata al classico giapponese Hagakure (che consiglio a tutti, pubblicata in Italia dalle Edizioni L’Età dell’Acquario), il Maestro Yamamoto Tsunetomo chiede al suo giovane allievo Tsuramoto Tashiro quale sia il significato della parola “sincerità”. Di fronte all’imbarazzo del giovane, il Maestro chiarisce – come suo solito – il concetto attraverso alcuni aneddoti che ne esaltano l’importanza, invitando alla fine il giovane a continuare a praticare con determinazione.
Ecco per me il seminario dello scorso fine settimana a Fossombrone è stata una roba così: un incontro con la sincerità.
Partiti in treno la mattina presto da Bologna, appena arrivati salutiamo Renato, che è tornato in Italia per qualche giorno dall’Argentina. Sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta che siamo visti e la sua presenza è forse il motivo principale per il quale sono venuto a Fossombrone oggi: in quest’anno così particolare ho sentito che non potevo mancare l’incontro con lui.
Intanto la signora Carlon è rimasta vittima del traffico vacanziero della riviera e pertanto è in forte ritardo. Tocca quindi a Davide la prima ora di lezione: Ryokatadori, 5° tzuzukiwaza. Fuori ci sono 36 gradi e dentro…pure!!! Infatti non c’è l’aria condizionata, ma il tiro e la voglia di praticare in modo allegro invece sono ben presenti.
Sale infine sul Tatami la Renata che premette simpaticamente: “…sarete già caldi…” E per nostra fortuna opta per un taglio più filosofico, iniziando a parlare e illuminando il tatami ancora di più di quanto non faccia già il sole di giugno.
E parla di libertà, autenticità, comunicazione; della necessità per ognuno di trovare un proprio percorso autonomo, del rapporto fra l’uomo e la sua esistenza. E il bello è che le sue non risultano frasi posticce e decontestualizzate rispetto alla ragione per cui siamo lì. No, lei parla proprio di aikido! Quello che dice, aiutandosi con pochi, semplici test, è perfettamente coerente con la pratica.

La dura vita del marzialista
Nel pomeriggio ci spostiamo nella casa di campagna di Nico, vicino a Cagli. Il posto è stupendo. Un pratone enorme davanti casa, le colline tutt’intorno…la piscina!!!
La lezione pomeridiana inizia con circa 20 minuti di meditazione, seduti in cerchio sotto un grande albero, poi misogi con il bokken e poi pratica con la spada.
Sfortunatamente le nostre grida devono aver risvegliato gli spiriti della pioggia perché mentre pratichiamo si alza un gran vento e il cielo si fa nero. Con noi lì armati di bokken, par d’essere dentro una scena tagliata di Kagemusha o di Ran.
Alla fine l’acquazzone arriva e noi anticipiamo la fine della lezione pomeridiana e ci ritiriamo in casa a fare merenda. Mi affaccio in cucina: i ragazzi di Fossombrone stanno preparando già una cena che si preannuncia piuttosto importante. Sono ammirato e grato della loro allegria e disponibilità. Una parte di me avverte il dovere di proporsi per dare una mano…ma cedo alla pigrizia e faccio l’ospite coccolato.

Momenti della lezione mentre il cielo si fa scuro
Gli altri sono seduti in sala intorno a Renato e alla signora Carlon, che raccontano dell’estate del 1987, quando Tohei andò a Venezia, e fanno ridere tutti. Rido anch’io, ripensando agli aneddoti sentiti mille volte da Beppe su quella stessa estate. Li ascolto con un senso di nostalgia. Nostalgia di qualcosa che c’è stato e non ci sarà più. O se ci sarà, sarà comunque diverso.
La Renata continua però a trasmettermi una sensazione profondamente positiva. La osservo, uno scricciolo con quasi 50 anni di aikido sulle spalle, e a quel punto capisco cos’è che mi colpisce tanto in questa donna. Nella sua immediatezza e semplicità, sul tatami come nella vita, è una persona sincera.

Il secondo Kumi Tachi
Nella bella luce che segue il temporale, mentre alcuni pazzi provano esami in pantaloncini corti sul prato scivoloso, matura l’idea dell’intervista da fare il giorno dopo, prima della partenza.
Il seminario si conclude la mattina dopo con il 4° e il 22° tzuzukiwaza (ryotetori e tanto dori). La signora Carlon mi dà un paio di dritte. Rimango nuovamente colpito: per quanto la sua lezione sia assolutamente non “tecnica”, i suoi consigli sono estremamente “tecnici” e puntuali. Quelli giusti per me.
E arriva il momento dell’intervista, che pubblicheremo in un altro post e che sono molto felice si sia fatta, perché ha rappresentato il miglior finale di questi due bellissimi giorni.
Si è capito che sono rimasto entusiasta di questo seminario? Penso di sì.
Continuiamo a praticare.