Il mio primo racconto su Vercelli non è stato distrutto dalla critica, molto probabilmente perché non è stato letto, però questo è un incentivo a scriverne un secondo, su un altro incontro con il Doshu Yoshigasaki che si presenta da ormai qualche anno e anch’esso ha un elemento che lo caratterizza: viene organizzato sul lago Maggiore a Pisano, e ritroviamo l’acqua…
Mi sveglio non molto presto, ma in tempo per non arrivare tardi come l’ultima volta a Vercelli, apro le finestre della mia camera e vedo che piove. Penso che sarà una brutta giornata. Infatti il viaggio è all’insegna della pioggia e arrivo a Pisano che sembra una giornata autunnale, il che mi ricorda che a poca distanza si trova il Museo dell’ombrello di Gignese; infatti il lago Maggiore è uno dei luoghi più piovosi d’Italia.
Mentre mi sto cambiando incrocio alcuni praticanti, ci salutiamo e corro a raggiungere il tatami, per non arrivare come al solito in ritardo.

Paul e lo Shihan Gianni Gioconto
Salgo e saluto una vecchia mia conoscenza, ma anche di molti praticanti, Paul di Marsiglia, che mi chiede subito se ho sostenuto il mio esame, e gli rispondo che non l’ho ancora fatto. Pratico un po’ con lui, che vuole sempre passare del di tempo con me e anche io con piacere accetto. Quando vi capita scambiate due chiacchiere con lui, non ve ne pentirete.
Le ore di lezione della mattina passano molto velocemente tra un test e l’altro, ed alcune tecniche fino alla pausa.
Poi ricominciamo con l’ora degli istruttori. Il Doshu chiede se ci sono esami da preparare, ma il maestro Bruno fa cenno che non sono in preparazione esami nel breve periodo, allora si sofferma e chiede chi ha fatto l’esame di secondo dan, e nessuno alza la mano; allora chiede chi ha fatto l’esame di primo dan e un allievo del maestro Gianni alza la mano: trovata la cavia la cui successiva esecuzione del bokkendori è spunto per alcuni considerazioni.
Partendo dal kokyunage il doshu si sofferma sull’evoluzione tecnica degli ultimi quarant’anni, ed evidenziando ciò che è stato e ciò che è sbagliato.
Nella successiva fase di esecuzione il sottoscritto che cosa fa davanti al maestro Yoshigasaki? La versione SBAGLIATA!!! Questo era quello che cercavo, capire se ero pronto o meno per sostenere l’esame. Il maestro Yoshigasaki mi ha fatto notare che non sono ancora pronto.
Questo mi sprona a continuare nella pratica quotidiana del ki-aikido, non accontentandomi di fare un esame, ma di essere pronto per sostenere l’esame. Chissà se Paul sarebbe d’accordo con questa mia affermazione, glielo chiederò a Bosco Gurin.

Suwari waza
Siamo arrivati alla pausa per il pranzo con una bella sorpresa, le nubi si stavano allontanando e il cielo si stava aprendo. Chissà che presto non capiterà così anche per il mio kokyunage.
A fine lezione ritornando a casa prendo la strada lungo il lago, le luci dopo ogni temporale sono intense e quelle di questa giornata lo erano particolarmente. Il lago era movimentato, un po’ come le risaie in aprile, ma ormai siamo a giugno e l’estate sta per entrare nel vivo.
L’ultimo stage della stagione prima della pausa estiva a cui ho partecipato invece è stato quello del maestro Gianni, organizzato ormai da molti anni a Gattico, a pochi chilometri da Pisano, in un bellissimo agriturismo immerso nel verde.
A questo punto abbiamo abbastanza informazioni per potere affermare che i praticanti di ki-aikido siano degli animali più o meno stanziali che si trovano sempre in prossimità dell’acqua.
Anche questa volta, come l’anno scorso, il seminario si svolge all’indomani di un concerto che mi tiene impegnato fino a tarda ora, e considerato che non ho più vent’anni, per il sottoscritto alzarsi presto per andare a praticare inizia ad essere faticoso.
In questa lezione il maestro Gianni si focalizza sullo studio delle armi, visto che è la sua specialità, se possiamo definire così la sua bravura.
Sono convinto che lo studio delle armi nella nostra scuola sia molto importante, sia nella didattica che nell’esecuzione, ma a volte mi capita di osservare dei praticanti che non lo apprezzano. Non è la bravura che distingue una persona nella sua pratica, ma il comportamento che esso ha nei confronti di quello che sta facendo. Così quando vedo un bokken impugnato con sufficienza dopo molti anni di pratica, penso che la strada sia ancora lunga.
E il lavoro di jo e bokken dello Shihan Gianni trova la giusta importanza nel suo percorso.
Ma uno dei motivi del successo di questo seminario, oltre che l’indubbia bravura del maestro Gianni, è rappresentato dal buon cibo e in particolare… dai mirtilli!
Il pranzo difatti è stato all’altezza delle aspettative: quello che non manca nei praticanti, si sa, è l’appetito. Solo quest’anno non ho potuto godere dei buonissimi mirtilli che il proprietario dell’agriturismo vende, visto che al mio turno per il loro acquisto erano già finiti.
Pazienza! Sarà per l’anno prossimo.
Testo di Andrea Masseroni
Foto di Francesco Ingemi