Chiudete gli occhi e immaginate un rifugio fresco dal terribile caldo estivo, a cinquecento metri di altitudine, in una zona dominata da folti boschi e da estesi castagneti da frutto. Immaginate un luogo selvaggio in cui campeggiare e poi, più giù, alla fine della strada che porta in paese, pensate a un’ampia e luminosa palestra del complesso scolastico in cui poter praticare.
Tutto perfetto.
Castel del Rio, un delizioso paese sull’Appennino Tosco-Emiliano, è il luogo che per il terzo anno il Centro Ki Aikido Bologna, ovvero il dojo Tana delle Tigri, sceglie per il seminario estivo del Maestro Davide Rizzi, nei giorni attorno a ferragosto.
Un appuntamento che sta diventando una consuetudine in un luogo ricercato per la sua bellezza, ma anche per la pace e la serenità che è in grado di trasmettere.
Quest’anno, però, tutta questa pace è stata sovvertita.
O quasi.
La bella palestra di Castel del Rio, infatti, è stata inaccessibile a causa dei lavori di ristrutturazione; il tatami si è dimostrato forse troppo vecchio e sottile per il pavimento della sala comunale che è stata proposta in cambio e perfino il camping selvaggio che da anni ospita i praticanti ha cambiato gestione durante l’inverno, costringendo l’organizzazione a ridefinire costi e abitudini all’interno della struttura.

Tatami-do
Un caos che ha di certo portato fermento.
Soprattutto alla luce del titolo che il maestro Davide Rizzi ha voluto per il suo seminario: Ran. Disordine.
Che cos’è Ran?
È un ideogramma giapponese il cui concetto è di difficile traduzione.
In parole povere si può dire che indichi il disordine, certo. In senso materiale: confusione, marasma, scompiglio o subbuglio.
Ma sarebbe semplificare troppo.
È qualcosa che si avvicina a un concetto filosofico di mancanza o di turbamento di ordine.
Ran definisce qualcosa di smodato, senza regole. O racconta una sommossa, un tumulto.

Hajimè!!!
Una battaglia.
Ma non è tutto qui. Si tratta del disordine che aumenta fino a trovare un ordine nuovo.
La sala del comune di Castel del Rio in cui pratichiamo è destinata alle conferenze: un’arte marziale è cosa ben diversa e crea curiosità. Spostiamo le sedie lungo le pareti e nell’angolo c’è uno splendido pianoforte che, in nessun caso, deve incontrare le spade durante la pratica del pomeriggio.
Il vecchio tatami trova perfettamente il suo spazio.
Alle pareti sono appese tavole a fumetti, stampe e opere originali. La sala è dedicata all’artista Magnus, uno degli autori più sfaccettati del panorama fumettistico italiano ed europeo, che proprio a Castel del Rio si è ritirato nell’ultima parte della vita. Vicino alla porta campeggia un suo enorme ritratto, da cui ci osserva con lo sguardo remoto e la matita in mano, come un kami benevolo che veglia sulla pratica.
Se è vero che ognuno ha i kami che si merita, a noi è andata bene.

Un momento della pratica. Le tavole di Magnus alle pareti occhieggiano silenziose
Pratichiamo quattro ore al mattino e altrettante al pomeriggio, per tre giorni.
Il Ki è sempre in movimento, questa è la lezione da imparare: è già in movimento ben prima che ci si muova per eseguire la tecnica. Niente che sopraggiunga dall’esterno, nemmeno l’arrivo di ukemi, può fermarlo. Ukemi entra nel Ki e diventa parte del movimento.
Ne è coinvolto.
Il movimento è destinato a crescere ora dopo ora, giorno dopo giorno. L’alternanza rapida degli attacchi, frontali e alle spalle, portati da più ukemi e da posizioni diverse nello spazio, crea un disordine che può essere studiato: crea Ran.
Proprio di fianco alla Sala Magnus, nelle ore del pomeriggio, si anima la Festa della Birra. Nel paese si alza la musica – ottima musica – che fa vibrare il tatami e le piante dei piedi. E anche quella aiuta a creare Ran.

Il cuoco avvolto in una nuvola di KI
La sera si fa ritorno in campeggio e si cena insieme, così come si è praticato. Si griglia, si mangia all’unica tavolata nella saletta messa a disposizione dal camping, oppure sui tavoli nel bosco, oltre allo spazio assegnato alle tende e alle camerate nelle casette di pietra.
Alla fine, anche il cambio di gestione del campeggio contribuisce al grande piacere di questo seminario estivo: Le Selve forse non è più il luogo selvatico e libero a cui i praticanti si erano abituati negli anni precedenti, ma non ha perso niente in fascino. Nuovo bar, nuovo wi-fi e nuovo personale attento ai bisogni dei clienti e dalla risata sempre pronta.
Il disordine di Ran trova così il suo culmine, poi si stempera nelle serate fresche dell’Appennino, tra i castagneti e le tende da campeggio.
Per poche ore, tutto è in pace. Il disordine dei cambiamenti dell’ultimo momento e della battaglia sul tatami trattiene il fiato. Sotto le stelle, diventa un ordine nuovo.
Poi è già mattina e si ricomincia.
Testo di Scilla Bonfiglioli
Foto di Simona Pinchiorri