Ecco a voi tre report al prezzo di uno! La triade [?!] del nostro Blog si è recata lo scorso fine settimana al seminario del Doshu a Matassino (FI) in ordine sparso ed ha partorito un report a tre mani da tre punti di vista (anche temporali) completamente diversi, ma questo lo leggerete tra un po’.
Il seminario è stato ricco, l’atmosfera è stata molto piacevole e la pratica di buon livello, da segnalare anche una lezione dedicata espressamente ai bambini, ma anche questo lo leggerete tra un po’.
L’ospitalità dell’organizzazione è stata all’altezza dell’evento, l’ambiente molto collaborativo e poi c’era la crostata… ma della crostata leggerete tra un po’.
Ed ora bando alle ciance, vi lascio finalmente alla lettura.
Corrado:
E così eccoci di nuovo qua. A poco di più di un mese di distanza dalla Foresta Nera, di nuovo sul tatami insieme a Sensei.
Un mese che per me è stato assai lungo: talvolta il tempo può essere incredibilmente denso di avvenimenti.
Il mio seminario è iniziato venerdì sera. Mentre fornivo i dati per l’iscrizione, quando ho detto che venivo dal dojo di Bologna, un bambino ha commentato stupito: “Accidenti! Da così lontano!” “Sì, ma lavoro a Firenze” gli ho risposto ridendo “non mi è venuto difficile.”
I bambini che partecipano ai seminari di Sensei mi suscitano sempre una gran tenerezza. Li osservo durante le lezioni e mi chiedo che cosa pensino di questo strano giapponese che dice cose strane e fa strane domande. Ne saranno affascinati? O solo annoiati?
Yoshigasaki spesso sottolinea che quello che facciamo in aikido è importante per i nostri bambini. Perché è attraverso i bambini che si costruisce un mondo migliore. E’ una bella idea.
Mi domando come ricorderanno queste lezioni quei bambini: saranno davvero adulti migliori? Chissà.
Personalmente ritengo quello con i bambini e i ragazzi un lavoro fondamentale, anche per il futuro del nostro Ki Aikido. Per questo ammiro molto chi lo fa e per questo ho apprezzato la bella idea di Nico di organizzare per il sabato pomeriggio un’ora dedicata ai bambini.
Trovo che sia un bel terreno sul quale portare il Maestro.
A proposito dell’organizzazione del seminario, non posso non sottolineare la squisita ospitalità dei ragazzi di Figline che, di fianco al tatami, hanno messo a disposizione dei praticanti acqua, frutta e un paio di crostate eccezionali! (La crostata è il mio dolce preferito, perciò metà di una tra mattina e pomeriggio l’avrò mangiata da solo…e così anche in questo report non abbiamo potuto fare a meno di parlare di cibo!!!)
Le lezioni sono state bellissime come sempre, anche se non potrei dire che sono state “speciali” per un motivo specifico. Però credo che ricorderò questo seminario.
Forse perché è particolare il periodo che sto attraversando, rispetto alla pratica e non solo.
Più di tutto ha risuonato dentro di me il concetto di “vivere con una catena”. Una disgrazia, un familiare malato, un’evenienza imprevista sono come catene che ci avvinghiano e contro le quali imprecare e agitarsi serve a poco. Un po’ come trovarsi immobilizzati a terra in una tecnica di judo (a proposito, ha ammesso di aver trovato l’ispirazione per questo lavoro guardando le Olimpiadi).
In alcuni casi è possibile agire, ma nella maggioranza si può solo rilassarsi e attendere che il nostro avversario molli la presa: del resto Beppe diceva che nel Judo, al contrario dell’Aikido, chi immobilizza è immobilizzato a sua volta.
Oppure attendere che arrivi un buon amico ad aiutarci.
Sensei usa sempre molte metafore e molti esempi durante le sue lezioni.
A volte sembra che li scelga pensando a te.
La linea e non i punti, contatto e non presa.
Andrea:
La lezione inizia in un nuovo ambiente e il brio degli organizzatori riempe il palazzetto di un bel clima fra la novità del posto e la curiosità rispetto al tema della lezione.
La lezione attraversa un tema abbastanza caro al Doshu . La Forma, come espressione delle relazioni. Il primo elemento che mi colpisce è il cambio di stato che troviamo fra Nage e Ukemi.
Anche questo un altro tema molto controverso .. domanda epocale perché ukemi cade … non forse solo per l’ardore e la devastante tecnica di nage (che ironia questo sagace autore)
Muovendosi fra le tecniche di Jo Nage fino al Katetori Menuchi, Nage e Ukemi cercano di costruire nuove esperienze e il doshu cerca di guidarci ad approfondire la percezione,ad approfondire il concetto di intenzione.
La linea e non i punti, contatto e non presa.
La forma non in accezione rigida , ma come struttura interna che ordina tutte le cose e che ne regola il divenire secondo necessità.
Per Aristotele è “ l’intima organizzazione delle parti in vista del fine “ non è possibile sintetizzare questi concetti in poche righe, ma è possibile continuare a cercare
Paolo:
Ed eccoci qua, in questo articolo mi prendo la coda (oltre che la testa, come la grappa) perché per motivi familiari al seminario ho potuto partecipare appunto solo nella giornata conclusiva di domenica, ma non per questo credo di essermelo goduto di meno.
Domenica mattina mi sveglio presto e comincio la preparazione del borsone, gesti che oramai faccio da molti anni in vista di ogni seminario e che sono diventati una sorta di rito, annuso l’aria fuori dalle finestre non piove ma il sole non si è ancora alzato del tutto e l’aria punge, l’autunno comincia a farsi sentire.
Con una giornata così rimanere chiusi in casa sarebbe un peccato. Prendo la macchina ed imposto il navigatore su Matassino, è ancora presto ed a me piace la campagna Toscana, quindi scelgo il percorso senza tratti autostradali e faccio bene perché il panorama è bello, con qualche banco di nebbia molto scenografico e passa in una zona verde che conosco molto poco ma che già sa pienamente di autunno.
Arrivo a Matassino, le porte del palazzetto dello sport sono aperte per far prendere aria al tatami che, a parte i due organizzatori, Nico e Pietro, è ancora deserto, mi cambio e monto sul tatami per preparare corpo e mente, con me ho anche la mia fida Pentax ma la pratica assorbirà la mia attenzione a tal punto che le uniche foto che ho fatto all’evento sono state solo prima e dopo la pratica.
Intanto a bordo tatami è già pronta acqua, frutta fresca e dolci fatti in casa. Questa è un’attenzione nei confronti dei praticanti molto diffusa nei seminari all’estero che, noto con piacere, si sta diffondendo sempre di più anche in Italia. In fondo svegliarsi domenica mattina e trovarsi tutti insieme, sfidando umido ed acciacchi, deve essere un piacere, anche nel ritrovarsi.
Il seminario comincia ed è molto concentrato su dettagli tecnici, si parla di pratica con bokken e bokken, argomento piuttosto raffinato, che il Doshu mischia sapientemente con tecniche a mano nuda non meno interessanti. Devo dire che nell’ultimo periodo ai seminari del Doshu sto riscontrando una sempre maggior cura ed un lavoro ancora più focalizzato sul dettaglio e questo mi permette, come praticante, di tornare alla pratica quotidiana con moltissimi spunti su cui lavorare.
Credo che in questo modo il Doshu ci stia chiedendo qualcosa in più e di questo non posso che ringraziarlo.
Il seminario finisce e si comincia a rimettere a posto i tatami tutti insieme, nonostante un po’ di stanchezza l’atmosfera è ancora piacevole e festosa, il tempo di un saluto al Doshu che ci dà appuntamento tra un mese al Kidojo di Firenze e di quattro chiacchiere con qualche praticante di vecchia data e si ritorna verso casa accompagnati da un bel sole.