Il meeting degli shihan Bruno Maule, Gianni Gioconto e Mario Peloni che si è tenuto a Novara il 14 e 15 di questo mese è stato un evento di particolare rilevanza per la storia del ki-aikido in Italia.
E’ bene dirlo.
Appena saputa la notizia, qualche tempo fa, sono rimasto colpito e subito molto incuriosito: tre figure storiche, tre pionieri della nostra scuola tornavano a fare lezione insieme dopo tantissimi anni. Il fatto poi che il seminario fosse così vicino al primo anniversario della scomparsa del “mio” shihan, Beppe Ruglioni, ha caricato la partecipazione di una certa emozione e anche di qualche pensiero in più.

Bokken kata
Ho apprezzato da subito la scelta di articolare il seminario in “blocchi” di tre ore, suddivisi un’ora ciascuno tra i tre maestri. Così anche le persone che, come me, potevano fare un giorno soltanto o anche solo mezza giornata hanno avuto modo di seguire una lezione di ciascun insegnante.
Non avendo mai seguito né una lezione di Gianni né una di Bruno, i maestri che ero più interessato a vedere erano loro due. Sfortunatamente la stanchezza della prima settimana di rientro dalle ferie non mi ha fatto svegliare in tempo e quindi ho perso la prima ora, tenuta per l’appunto proprio da Gianni.
Ho cominciato quindi con la lezione di Bruno che, dopo un’interessante introduzione all’uso del bokken nella sequenza to-ho-ka-mi e-mi-ta-me, ha iniziato a spiegare un kata di spada in coppia da lui elaborato. Al di là della qualità tecnica del kata e dell’innegabile divertimento nel praticarlo, sono rimasto impressionato dall’atteggiamento tenuto da Bruno e dai suoi allievi mentre eseguivano la forma: marziale, misurato e concentrato.
Mi è venuto poi da riflettere sul coraggio creativo di Bruno e parlandone con Gianni, lui mi ha detto: “ognuno di noi (shihan) ha elaborato i propri kata. Arrivato oltre un certo livello devi sviluppare qualcosa di tuo.”
Shihan è un titolo che viene tradotto in vari modi: “insegnante degli insegnanti” oppure “modello da seguire”.

Tantodori
Per molto tempo ho pensato che lo shihan dovesse essere un maestro che più e meglio degli altri doveva fare da tramite tra la “base” degli allievi e il doshu, una sorta di traduttore e semplificatore.
Oggi ritengo che uno shihan debba anche essere una persona libera e creativa, capace di prendersi responsabilità da leader all’interno della scuola a cui appartiene, ma allo stesso tempo di esprimere un proprio percorso personale, nel solco e contemporaneamente a fianco dell’insegnamento del doshu.
In tal senso si muove anche il lavoro di Mario, il quale ha proposto lo studio che da tempo condivide con Yoshigasaki sensei, ovvero lo “street aikido”, l’aikido senza cadute.
Sull’aikido senza cadute ho già scritto: da amante e (modesto) studioso di ukemi, lo trovo un lavoro straordinario. Per me è quasi la chiusura del cerchio.
Nel tempo l’elaborazione delle tecniche si è fatta più precisa, soprattutto rispetto alla conclusione e mi convince quindi sempre di più. Così le due ore di tantodori di Mario sono state assai gradite, piene di dettagli che conto di rivendermi quest’estate nelle lezioni al parco.

Jonage
Di Gianni, ahimè, ho potuto seguire un’ora sola. Anzi meno, visto che chiudeva lui il pomeriggio ed essendosi un po’ prolungate le lezioni precedenti, con grande attenzione verso i partecipanti del seminario non è voluto andare oltre l’orario di fine previsto.
Modi gentili che sono emersi anche durante la sua lezione su jonage, fatta di movimenti grandi e potenti, ma semplici e armoniosi, senza tante elucubrazioni tecniche o forzature. Il gesto è una parte, ma è l’essere a fare la differenza. E l’atmosfera che Gianni ha creato ha lasciato a tutti un ki positivo e sorridente.
Una bellissima giornata quindi, interessante e importante, che ha rafforzato in me una volta di più la convinzione che l’apprendimento nasca solo nel confronto e nella condivisione. E, non ultimo, una giornata trascorsa con ottimi amici,
Rimane solo quel morso di nostalgia, che mi ha accompagnato per diversi chilometri, sull’autostrada verso casa.
Per le foto, un ringraziamento al Centro Sportivo Amos di Novara e a Francesco Ingemi dell’Associazione Ronin Ki Aikido di Vercelli.
www.centrosportivoamos.it
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