Sabato si è svolto il primo seminario in memoria di Beppe Sensei, e per quella che è stata la mia percezione è stato un evento pieno di significato per tutti i presenti, a partire da coloro che hanno condotto le lezioni passando per quei pochi praticanti che Beppe lo hanno conosciuto meno o che non hanno fatto in tempo a conoscerlo affatto fino ad arrivare a tutti coloro che hanno affrontato diverse ore di macchina solo per poterci essere.
Il seminario si è sviluppato sull’arco dell’intera giornata ed è stato diviso in tre parti: la mattina, il pomeriggio e nella migliore tradizione del Ki Dojo il party serale.
La lezione della mattina è stata condotta dallo Shihan Mario Peloni ed è iniziata con la pratica del misogi, di cui sono stati spiegati anche alcuni interessanti aspetti storici, ed è continuata con una lezione dedicata interamente all’uso delle armi, che sono state utilizzate per praticare il secondo kata di bokken e il secondo kata di jo con bokken.
Ricca di emozione è stata la conclusione della lezione, in cui Sensei Mario ha espresso un suo pensiero per l’amico scomparso, assieme al quale ha condiviso più di quarant’anni di Ki Aikido, dalla sua nascita in Italia, fino ai giorni nostri.
La conduzione del pomeriggio è stata affidata al Maestro Luigi “Gigi” Gori, uno dei primissimi allievi di Beppe, il
suo modo di insegnare franco e spontaneo ha dato vita ad una lezione piena di energia ed estremamente godibile.
Inoltre, anche se non c’è un modo razionale di spiegarlo, direi che il suo Aikido mi è risultato molto familiare fin dai primissimi scambi e mi ha ricordato molto del mio vecchio maestro. Questo è strano, se pensiamo che prima di sabato questo signore barbuto che si esprime in un marcato vernacolo toscano lo conoscevo solo di fama e di vista.
Terminata la lezione pomeridiana è cominciato il “terzo tempo” in cui c’è stato spazio per la spensieratezza, il buon cibo ed il buon vino, ma tra il serio (poco) e il faceto (molto) il party mi ha innescato più di una riflessione.
Quando viene a mancare una persona che è un punto di riferimento per così tante persone è naturale interrogarsi su quale sia stato il suo lascito e su come potrà essere il futuro dell’intero movimento senza. Sfortunatamente non sempre è facile rispondere a domande del genere.
Beppe una volta mi disse che un Dojo è le persone che lo compongono e niente altro, non il tatami, non i muri e nemmeno i gradi e le medaglie che ci sono appesi sopra, ma proprio le persone con tutte le loro imperfezioni e le loro dinamiche relazionali.
Un Dojo è le persone che lo compongono e niente altro
Se dovessi pensare ad una cosa sola parlando di ciò che Beppe si è lasciato dietro è questo: un gruppo umano fatto di individui e relazioni, unificati sicuramente anche dall’Aikido ma non solo da quello.
Siamo alla fine di questo report, ma non potrei concluderlo senza menzionare in particolare le quattro persone che più di tutte hanno voluto ed organizzato questo evento: Marco Zaccagnini, Fabio Valtancoli, Marco Lapini e Paolo Cecere. Probabilmente senza il loro impegno costante il Ki Dojo, come luogo di accoglienza, pratica e condivisione, non sarebbe rimasto in piedi durante questo anno, cosa che a mio avviso sarebbe stata una perdita enorme per tutto il Ki Aikido.
Il futuro è incerto e non può essere altrimenti ma sapere che, in qualche modo ed in qualche misura, potrà essere ancora una volta condiviso con altri è di non poco conforto.