Palermo nei miei ricordi è una città magica, difficile, ma magica e io l’ho vissuta solo 60 giorni da Alpino.
Dopo 25 anni ci sono tornato per una occasione più piacevole. Lo stage di Aikido con il Doshu.
Preparativi in versione minimalista: volo low cost con un solo bagaglio tutto compreso ,accappatoio in supermicrofibra ,zero ingombro, dogi e macchina fotografica.
Ostello “a casa di amici e percorso studiato per essere fatto a piedi.
La prima emozione è stato atterrare a Punta Raisi, come se fosse passato solo una stagione, le indicazioni del dojo di Palermo, impeccabili, quindi via subito sull’autobus e verso il Politeama.
La frenesia delle strade, le indicazioni in dialetto e gli occhi scuri con il sorriso che mi indicano l’ostello. Alla reception dell’ostello c’era fifty cent con il cappellino dell’ultimo video, mentre aspetto la camera scatta subito una tennent’s e poi vado a fare il giro di perlustrazione.
Mentre mi avvicino alla palestra si possono vedere una dozzina di ristorantini …. molto interessanti.
Arrivo alla palestra e inizio ad incrociare tutti i praticanti e finalmente tatami.
La sensazione che amo di più è proprio l’inizio e le aspettative, lo scambio di saluti con chi non vedi da qualche mese.
Partiamo dallo sviluppo dei 4 principi dell’Aikido nella Vita Reale
- creare la propria forma con Uke
- cambiare la forma di Uke senza spostarlo
- spostare Uke senza cambiargli la forma
- continuare a vivere la vita
Con la spiegazione di Yoshigasaki, gli esempi, l’approfondimento dei concetti, la pratica e arriviamo alla fine della giornata. Rimane addosso una bella sensazione che sembra nuova, tutti sembriamo arricchiti e rimane tatuato addosso quel “qualcosa di non completamente chiaro “che vorrebbe avere un’altra ora di lezione. Il clima della giornata è una parte dello stage e tutti, in maniera spontanea ,cercano un contatto con gli altri praticanti per unire le cellule del gruppo. Incontro gente di mezz’Europa che adora il clima della Sicilia e l’Aikido. Queste due elementi si fondono e danno ancora più entusiasmo. Con Davide e Michael chiudiamo la giornata prendendoci in giro e promettendo attacchi segreti e letali nella lezione del giorno dopo.
Dopo i saluti mi dirigo verso l’hotel immaginando una birra per reintegrare i Sali minerali persi nella trinacria atmosfera, ma mi imbatto in un ristorantino in perfetto stile “Montalbano “con sulla porta un ceffo dall’aspetto torvo. Ma come se mi chiamassero le sirene giro ed entro. Accoglienza da manuale con un sorriso alla Freddy Krugher e una cena 5 stelle, sono rifocillato sia dal viaggio sia dalla pratica. Adesso posso fare la seconda parte della camminata verso la camera. Entro salgo le scale e un grandioso corso di Jambe mi culla fino alla mattina dopo.
La seconda Giornata di stage non è solo lo sviluppo dei concetti iniziati il primo giorno, ma spazia approfondendo il concetto di linea e di spostamento, il quarto principio non è più solo la conclusione, ma un nuovo inizio. L’aikidoka non smette mai di partecipare all’azione e contribuisce con tutto sé stesso ad ogni singola partenza, assorbe dalla pratica e partecipa all’espansione dell’ambiente che vive.
In un momento della pratica dove eravamo alle prese con uno zempo che era per me un gesto amico cercavo di trasmettere al mio patner un dettaglio sulla caduta in avanti, diciamo la mia zona di confort e la mia interpretazione della caduta rimane un insieme di esperienze di modo di esprimere quello che per me è giusto. Non credevo che ci fosse da correggere nulla. Ma dopo alcune prove la mia tecnica non era assolutamente recepita, … il braccio aveva bisogno di troppa forza e la correzione del Doshu è arrivata come la luce su John Belushi in Blues Brother nella scena iniziale. Al di là del mio ego malconcio si sono connesse una dozzina di elementi che hanno ritrovato senso,ho trovato l’efficacia di una tecnica contestualizzata non solo all’ambiente, ma proprio al soggetto e alla necessità del fare “quello che serve e non “quello che voglio “.
L’aikidoka non smette mai di partecipare all’azione e contribuisce con tutto sé stesso ad ogni singola partenza, assorbe dalla pratica e partecipa all’espansione dell’ambiente che vive.
La caduta come espressione del cambiamento. Aikido in strada, Aikido nella vita reale, Aikido pratica di relazioni, Aikido come ricerca.
Dello stage di Palermo ho belle sensazione, pratica, belle persone e buon cibo. Onestamente come integratore lo consiglierei a tutti. Aikido come esperienza e lo stage come esperienza di aikido, ma non solo per il confronto con altri praticanti, ma per il confronto con noi stessi e tutto quello che ci circonda.
Masakatsu agatsu katsuhayabi