In una scena del film “32 Dicembre” (1988) Luciano de Crescenzo, nei panni di uno stravagante psichiatra, spiega il concetto di Tempo come astrazione mentale a due attori da strapazzo, chiamati ad interpretare i discepoli per un suo paziente che si crede Socrate. Il punto dello psichiatra è “Se il passato non è più ed il futuro non è ancora allora il presente, come elemento di separazione tra due cose che non esistono, come può esistere?” fulminante la risposta, in napoletano, di uno dei due discepoli/attori “Dottore voi quando parlate… io non capisco niente, però m’affascinate, voi a me mi ipnotizzate!”.
“Dottore voi quando parlate… io non capisco niente, però m’affascinate, voi a me mi ipnotizzate!”
Il mio studio dell’Aikido per anni è stato pura esperienza, ho avuto la fortuna di “crescere” in un posto come il Ki Dojo, in cui per anni, quasi quotidianamente arrivavano nuovi praticanti da tutta Europa per perfezionare la loro tecnica e soprattutto per praticare con Beppe. Questo ambiente mi ha permesso di confrontarmi e di imparare da e con persone con le storie più diverse ed i percorsi tecnici più variegati. Inoltre, per quanto possibile, negli anni ho sempre cercato di cogliere tutte le opportunità di pratica che mi venivano offerte, insomma sono sempre stato un convinto sostenitore della Pratica, possibilmente fisica ed intensa.

La dedica contenuta nel secondo volume della versione italiana dell’ultimo libro del Doshu
Tuttavia ho sempre subito il fascino della Storia, di “ciò che non è più” come dice De Crescenzo e così negli anni mi sono imbattuto in tantissime scene che mi si sono stampate nella testa come fulmini nella notte: il monumentale esame di terzo dan del mio Maestro visto per caso in un dopocena mediante un videoproiettore malridotto, le immagini sgranate di una dimostrazione del Doshu a Firenze alla palestra del Poggetto gremita di spettatori, i racconti dei viaggi in Giappone per andare a trovare il maestro Tohei e poi centinaia di vecchie foto, di vecchi video e vecchie storie.
Questi tre giorni di seminario (27,28 e 29 Ottobre) sono stati enormemente intensi. Si è parlato di passato e di futuro, è stato mostrato un “nuovo” tsuzukiwaza, mentre per uno che già esisteva è stata proposta una nuova sequenza, sono stati spiegati a fondo gli esercizi dell’Aiki Taiso, si è parlato di Aikido nella vita reale e come se non bastasse tutto ciò a farmi contento credo anche di aver avuto l’opportunità di incontrare molto da vicino uno di quei frammenti di Storia, uno di quei fulmini nella notte che ho portato per anni stampato nella testa.
Andiamo con ordine.
Durante la serata di Venerdì è stato effettuato un dettagliato approfondimento dell’Aiki Taiso sia in termini di spiegazione del corretto movimento sia (soprattutto) del “razionale” (della matematica direbbe il Doshu) che sta dietro ad ogni forma, con tanto di studio e pratica di possibili applicazioni.
Alla fine della giornata ero assolutamente sfinito, anche perché ero arrivato sul tatami direttamente da Roma, dopo una giornata massacrante tra impegni lavorativi e scioperi selvaggi. Per cui dopo la cena di rito con alcuni dei partecipanti sono scappato a farmi qualche ora di sonno in vista della giornata di Sabato.
Durante la mattinata ci siamo concentrati su Katadori, il risultato che ne è derivato è stato un intero (e per quanto ne so io nuovo) tsuzukiwaza. Senza alcuna pretesa di ufficialità ecco la sequenza così come è stata eseguita e mostrata per ben due volte alla fine della lezione:
- Katadori Ikkyo Irimi
- Katadori Nikkyo Irimi
- Katadori Sankyo Irimi
- Katadori Yonkyo Irimi
- Katadori Zenponage
- Katadori Tenshin Kokyunage
- Katadori Kirikaeshi

Una giovanissima e sbarbatissima esecuzione del Taigi 14 durante una dimostrazione a Firenze (riconoscete uke e nage?)
Come chi ha buona memoria ricorderà l’attacco Katadori non aveva trovato posto nella nuova riorganizzazione delle tecniche in tsuzukiwaza, ma quando ancora si parlava di taigi la sequenza del taigi numero 14 era molto simile:
- Katadori Ikkyo Tenkan
- Katadori Nikkyo Irimi
- Katadori Sankyo Tenkan
- Katadori Yonkyo Irimi
- Katadori Kokyunage
- Katadori Kirikaeshi
E’ buffo, ma parlando di passato la mia prima dimostrazione in pubblico fuori da un dojo è avvenuta più di dieci anni fa durante i festeggiamenti del patrono di Firenze ed una delle sequenze mostrate, da me e da un’altra vecchia conoscenza di questo Blog, è stata proprio il taigi 14 (vedi foto).
Per quanto riguarda la “nuova” sequenza invece siamo nella sfera del futuro, anche se le prime quattro tecniche non sono una novità assoluta in quanto erano state già praticate nello stesso ordine e con le stesse modalità durante l’ultimo seminario del Doshu a Prato.
Altro argomento “caldo” della giornata di Sabato è stato Bokkendori, di cui è stata proposta una nuova sequenza oltre a qualche elemento didattico in più. La novità riguarda soprattutto le prime tecniche nelle quali viene aggiunta enfasi sui due movimenti di sudori e di kokyunage che vengono eseguiti come due tecniche separate prima di essere messi insieme (ricorderete che la sequenza originale prevedeva direttamente shomenuchi sudori kokyunage come prima tecnica):
- Shomenuchi Sudori
- Shomenuchi Kokyunage
- Shomenuchi Sudori Kokyunage
- Shomenuchi Koteoroshi Nage (un lato)
- Shomenuchi Irimi Dori (un lato)
- Yokomenuchi Shihonage (un lato)
- Yokomenuchi Irimi (lato opposto)
- Tsuki Koteoroshi Nage (un lato)
- Tsuki Zenponage
- Tsuki Nikkyo (un lato)
Alla fine della giornata di Sabato c’è stato il consueto party organizzato dal Ki Dojo durante il quale è stata presentata la seconda parte del nuovo libro del Doshu nella sua versione Italiana. Nel libro compare anche una dedica particolare che abbiamo riportato nella foto in alto.

Il Doshu negli anni 80 in una dimostrazione al Poggetto esegue un perfetto Jo Nage con cinque (!) ukemi, fra cui Beppe Sensei (oltre a Gigi Gori e Marco Zaccagnini)
La giornata di Domenica è stata il gran finale di un crescendo Rossiniano, prendendo spunto dagli esami di quarto dan tenuti la sera precedente si sono approfonditi alcuni aspetti essenziali delle sequenze di tecniche libere, sia a mani nude in caso di attacco libero di più persone, che con il Jo nel caso della sequenza finale di Jo Nage.
Qui credo che l’enfasi maggiore sia stata sull’importanza della forma hanmi e sulla necessità assoluta di muoversi correttamente durante il randori.
Durante questi tre giorni ho avuto l’opportunità di fare da ukemi al Maestro spesso ma il momento assolutamente più ricco che ho vissuto in questo seminario è stato quando il Doshu ha voluto mostrare una serie continua e consecutiva di proiezioni con il Jo.
La sensazione che ho avuto come uke è quasi impossibile da descrivere, per una interminabile ed intensa manciata di secondi mi è sembrato di rincorrere a velocità folle qualcosa di inafferrabile eppure enormemente presente, qualcosa di maestoso eppure sfuggente.
Mi ha ricordato immediatamente un video di tanti anni fa in cui proprio il Doshu esegue Jo Nage ed in cui è evidente, nonostante la bassa qualità del video, un’eleganza ed una perfezione nei movimenti semplicemente inarrivabile. Questo mi ha fatto un effetto strano, come se qualcuno avesse esaudito un mio desiderio inespresso, quello di sapere cosa si prova a ritrovarsi dentro ad uno di quei preziosi frammenti di Storia che avevo potuto soltanto ammirare con meraviglia e stupore.

La foto di gruppo (grazie a Nicola Salviato)