Nel corso degli anni molti praticanti non hanno esitato a dirmi con convinzione: “L’aikido mi ha cambiato la vita.” Frase importante, che non può che gratificare chi insegna o pratica con passione come me. Ma la domanda interessante è: che cosa genera questo cambiamento?
Ovvio che ognuno di noi ha esigenze diverse e trova nella pratica risposte diverse, ma c’è uno lavoro peculiare della nostra scuola che con il tema della verità e del cambiamento ha molto a che fare.
Nel suo bell’articolo di inizio anno Andrea parla della necessità “di un sostanzioso misogi, per purificare e rinnovare lo spirito”. La pratica del misogi viene vista da molti praticanti come accessoria rispetto a quella dell’aikido o anche della respirazione o della meditazione. Molti non amano farlo e in effetti non lo praticano affatto: le urla e la fatica di ripetere a lungo lo stesso movimento, dalla stessa posizione rendono il misogi un’esperienza tendenzialmente sgradevole e tutto sommato priva di una chiara relazione con il resto delle cose che facciamo.
Misogi in giapponese significa “pulizia”. Per molti anni ho sentito dire che il suo scopo era quello di rafforzare l’atteggiamento mentale del praticante attraverso la “sofferenza” che lo caratterizza. Certamente è vero, ma nell’ultimo periodo sono giunto alla conclusione che il suo scopo può essere anche un altro.
Se la meditazione ci consente di vedere i nostri pensieri, le nostre emozioni e di percepirne l’interazione con il nostro corpo, il misogi è l’atto di pulizia che rende quella percezione più nitida ed efficace. Un po’ come un colpo di panno che toglie la polvere da un vetro. Per quale “meccanismo” mentale o fisiologico questo accada sinceramente non saprei dirlo, ma sento che è così.
Ora, percepire l’interazione delle emozioni e dei pensieri con il nostro corpo, osservarne gli effetti, in definitiva ci consente di comprendere una verità in più su noi stessi, sulla realtà del nostro corpo e sulla vita che conduciamo. Su ciò che è bene tenere e su ciò che è meglio lasciare. Interiorizzare quella verità è il primo passo del cambiamento.
Anche l’aikido ci insegna delle verità su noi stessi, in particolare nella relazione con l’altro. Così come ci insegna a vedere le cose in modo oggettivo. L’aikido, prescindendo dall’uso della forza, ci insegna a non forzare la realtà. Non possiamo fare dei movimenti a caso, che nascono spesso da un’immaginazione limitata viziata delle tecniche. Dobbiamo scoprire il modo corretto di fare quello che c’è fare. Punto.
Le occasioni di fare misogi durante i seminari o le normali lezioni non sono moltissime, però ci sono. Nel corso dell’anno vengono organizzati anche dei veri e propri ritiri dedicati al misogi, durante i quali si lavora in modo intensivo per alcuni giorni, tenendo anche nelle pause della pratica uno stile di vita molto rigoroso. Perché la comodità si sa, non aiuta l’essere umano a sviluppare sé stesso.
Certamente questi ritiri sono una bella “sveglia”, ma personalmente ritengo che anche nel quotidiano si possa praticare, metaforicamente e realmente, un potente misogi, che ci consenta di vedere con chiarezza noi stessi. Per affrontare al meglio le numerose “scomodità” che pure la nostra quotidianità ci riserva e provare a vivere con pienezza la vita che abbiamo, sviluppando la parte migliore di noi stessi.
Allora, siete pronti per un vero cambiamento?