
Questo fine settimana si è tenuta la quinta edizione del Gasshukids ospitata dal KiDojo di Firenze. La partecipazione quest’anno è stata massiccia in quanto oltre ai dojo di Mogliano Veneto, Firenze e Lastra a Signa si è aggiunto anche quello di Figline Valdarno.
Seguo come “cronista” questo evento dalla sua nascita e tutti gli anni resto piacevolmente impressionato dalla grande capacità degli istruttori e dei loro assistenti. Quest’anno il mio coinvolgimento è stato più diretto, in quanto ho avuto l’opportunità di fare lezione ai ragazzi più grandicelli.
Malgrado la mia età sia relativamente giovane per un istruttore di Aikido, posso dire di avere una certa esperienza di insegnamento, il mio primo corso come istruttore, peraltro in totale autonomia, risale a quasi dieci anni fa quando Beppe mi offrì l’occasione di cimentarmi con l’insegnamento fuori dal Ki Dojo. Di quell’esperienza ricordo la soddisfazione ma ricordo anche la difficoltà, le serate passate a preparare le lezioni della settimana, le poche ore di sonno per poter continuare ad avere degli spazi di pratica come allievo, gli appunti che prendevo ogni volta che mi veniva una buona idea didattica da provare.
Ecco, una sensazione simile l’ho avuta salendo sul tatami per la prima volta nella mia vita con una classe di teenager. Inutile negarlo, insegnare a persone molto giovani è diverso, il loro span di attenzione è diverso da quello di un adulto (giovane o maturo) così come è diverso ciò che li annoia e ciò che li entusiasma. Mirco mi aveva avvisato a riguardo, bisogna essere bravi a leggere il loro umore, perché ci vuole niente a perderseli. Niente di più vero, il ritmo deve essere alto, ma non è solo questo o sarebbe troppo facile.
Se tu come istruttore devi essere bravo a gestire la lezione ed a sentire il polso della classe a loro invece viene facilissimo leggerti dentro a capire se sei credibile nel messaggio che veicoli, se li stai ad ascoltare e ad osservare davvero, se sei lì per loro o se vuoi solo fare la tua lezioncina per scappare a casa a fare altro il prima possibile.
Quello che ho capito è che fare lezione ai giovanissimi è una chance incredibile che permette a chiunque voglia definirsi istruttore di misurarsi immediatamente e senza filtri con se stesso e con la propria onestà verso la pratica e verso i suoi allievi.

Alla fine di due ore di lezione molto intense mi sono ritagliato cinque minuti per parlare con i ragazzi. Ero estremamente curioso di capire dal loro punto di vista quali fossero gli elementi della nostra pratica che li convincessero meno, cosa gli faceva storcere il naso o cosa non gli andava proprio giù.
Ho promesso loro che non avrei rivelato a nessuno ciò che ci siamo detti e manterrò il mio segreto anche qui, ma posso dire che sia le risposte che le domande che mi hanno restituito sono state sorprendenti, fresche, mai banali, sincere ma allo stesso tempo centrate ed esposte in modo logico. Per capire anche quanto questi giovanissimi possono essere “dentro” alla nostra Pratica, uno di loro, per indicare un aspetto positivo come contraltare ad un altro elemento che gli piaceva meno mi ha anche detto “Come dice il Doshu…”.
Se questo è il nostro futuro, allora c’è speranza, a patto di lasciargli luce, acqua ed aria ed a patto di ricordarsi sempre di trattarli con il rispetto e l’onestà che meritano.
Non è questa però l’unica cosa che mi sono portato a casa da quest’esperienza.
A fine seminario, dopo i saluti di rito sono rimasto per dare una mano a riordinare il Ki Dojo, che come forse qualcuno sa (o forse pensa di sapere) sta passando un periodo complicato.
Ecco rivedendo e rivivendo nella mia mente quelle scene che ho vissuto come consuetudine decine di volte, quel rimettere a posto il Dojo, ripulirlo, riordinarlo alla fine di ogni evento e di ogni festa in preparazione per il prossimo evento e la prossima festa. Ecco in quel momento non ho potuto fare a meno di pensare che in quel luogo e con quelle persone ho vissuto dei momenti bellissimi.
Si commentava con Nico una foto appesa in segreteria che fu fatta in occasione del primo seminario di apertura del KiDojo (2001 se non sbaglio) ecco se ripenso al tatami affollato di centinaia di persone, alle settimane di pratica con gente che veniva da tutto il mondo per praticare lì dentro mi rimane dentro la consapevolezza e lo ripeto di aver vissuto momenti fantastici.
Come scrissi parlando di Beppe qualche tempo fa sono stato onorato di aver condiviso qualche giro di una giostra stupenda.
Concludo l’articolo con un augurio ed un’intenzione che prende in prestito le parole del Doshu: “La mente positiva è la mente che pensa il futuro”
Grazie a Mirco e Michele per le foto ed ancora grazie a tutti i ragazzi, bambini, adulti, genitori, istruttori e assistenti che hanno reso possibile lo spettacolare Gasshukids di quest’anno.