“Settembre. Andiamo è tempo di migrare.” Così scriveva Gabriele D’Annunzio. Ma è pure tempo di ripartire finalmente con i corsi di Aikido.
Alla metà di agosto si è tenuto nelle vicinanze di Castel del Rio il tradizionale seminario estivo del Centro Ki Aikido Bologna, un appuntamento che anche in questo anno così particolare, grazie all’impegno di Simona, una praticante particolarmente appassionata, siamo fortunatamente riusciti a realizzare.
Molti dojo che conosco organizzano ritiri di questo genere: sono importanti perché rafforzano il senso di comunità. Stavolta ovviamente è stato ancora più vero perché il seminario ha rappresentato la prima vera occasione di incontro fisico e di pratica per una buona parte del gruppo dopo oltre sei mesi di separazione.

Oltre alla gioia dell’incontro però Castel Del Rio è stata anche l’occasione per il maestro Davide di condividere con i suoi allievi alcune riflessioni sulla ripartenza dei corsi nell’era Covid.
Il primo argomento di discussione è stato quello relativo all’applicazione dei protocolli anti-contagio da parte della Polisportiva che ospita il dojo. Avrebbero comportato delle limitazioni tali da mettere a rischio il corso? Quali proposte eventualmente fare per poter continuare a praticare al meglio?
Le regole fortunatamente sono state poi quelle che più o meno ci aspettavamo: accesso riservato ad un numero massimo di 12 allievi, abiti e calzature dentro la borsa da portare all’interno del dojo chiusa in un sacchetto di plastica.
Ammesse solo la pratica individuale e quella con le armi (rigorosamente personali).
E proprio il contenuto della pratica è stato il secondo tema di riflessione. Anche durante il seminario l’allenamento (sempre all’aperto) è consistito esclusivamente in Buki Waza e Aiki Taiso. La spada, il bastone e gli Hitori Waza ci offrono una quantità di elementi di studio pressoché infinita, ce lo siamo detti più volte (un po’ anche a titolo consolatorio a onor del vero), ma trasformarli in una prospettiva di lavoro affascinante e avvincente nel lungo periodo non sarà cosa semplice.
È difficile infatti sperare in un “riavvicinamento” a breve, mentre è assai più realistico immaginare appunto che Buki Waza e Hitori Waza saranno nostri compagni di viaggio per molto tempo. Ci troveremo ad essere come dei teatranti, costretti a rivedere la drammaturgia delle opere che rappresentano a causa del Covid.
Oltretutto anche le occasioni di incontro con altri dojo, i raduni e i seminari con il Maestro Yoshigasaki si ridurranno presumibilmente di numero. Quindi ciascun insegnante dovrà fare a meno di questi momenti di stimolo esterno, ma sviluppare in modo più personale il materiale didattico su cui basarsi.
Davide ha chiarito che una delle modalità di lavoro su cui punterà sarà quella di estrapolare dai Tsuzuki Waza con le armi singole tecniche e ricombinarle in modo differente al fine di poterle approfondire attraverso forme diverse da quelle praticate di solito.
Lo trovo un buon approccio, creativo e produttivo penso. A Castel Del Rio ho riflettuto però anche sul fatto che l’assenza del contatto nei prossimi mesi obbligherà gli insegnanti e i praticanti più appassionati ad un rigore ancora maggiore rispetto al passato e ad una grande attenzione alla verità. Sarà essenziale sforzarsi di avere un’immaginazione corretta di qual è il modo più sensato di eseguire un esercizio o una tecnica.
Nei mesi scorsi mi sono domandato più volte se la pratica individuale potesse considerarsi “davvero” Aikido. Oggi ne sono convinto, a patto però di un grande rigore appunto e di una capacità immaginativa basata sull’esperienza ma allenata quotidianamente. E se l’”Aikido in vita reale” del Maestro Yoshigasaki, diversamente dal “Ki nella vita quotidiana”, riguarda gli attacchi che nella realtà possono accadere, ma che non rientrano in situazioni della quotidianità, direi che la pandemia rientra perfettamente nella fattispecie. Pertanto, la nostra pratica dell’Aikido non può separarsi dalla dimensione di vita personale.
Anzi, mi piace pensare che l’allenamento e lo sviluppo di una capacità immaginativa corretta mi sarà utile ad adattarmi più rapidamente ai cambiamenti che inevitabilmente rimarranno nell’era post-Covid.