È inutile illudersi: per un bel po’ di tempo in palestra non torneremo. In estate avevo dato alcuni consigli “cinematografici” per occupare piacevolmente – spero – il maggior tempo a disposizione. Stavolta ho stilato invece una breve bibliografia utile ai fini di una migliore comprensione delle origini storiche e culturali nostra pratica. Vi ho inserito saggi, biografie e opere originali dedicate ai samurai e al rapporto tra Zen e all’arte della spada.
Relativamente alle edizioni, quasi tutti i titoli stranieri sono stati pubblicati da case editrici differenti con traduzioni e commenti diversi. Non posso dire con certezza che quelle che ho indicato siano le migliori.
Leonardo Vittorio Arena, “Samurai. Ascesa e declino di una nobile casta di guerrieri”, Mondadori, 2002
Leonardo Vittorio Arena è probabilmente uno dei più grandi orientalisti italiani viventi. Docente di filosofia all’Università di Urbino e grande divulgatore del pensiero e della storia dell’estremo oriente, ripercorre qui le caratteristiche e l’evoluzione dei samurai attraverso i secoli. Lo definirei ormai un piccolo classico e un testo assai utile per approcciarsi in modo semplice ma efficace ad un tema tanto affascinante quanto complesso. Dello stesso autore e sullo stesso argomento segnalo anche “Il pennello e la spada. La via del samurai”, sempre pubblicato per Mondadori.
Pascal Fauliot, “Racconti dei saggi samurai”, L’Ippocampo, 2011
Un’antologia di ventotto racconti iconici e impregnati di Zen appartenenti alla tradizione orale dei samurai, in una veste grafica particolarmente accattivante. Gli ultimi due sono dedicati a Yamaoka Tesshu, di cui parleremo anche in seguito.
Takuan Sōhō, ”La mente senza catene, Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada, traduzione di Milvia Faccia, prefazione di William Scott Wilson, Edizioni Mediterranee, 2010
La raccolta dei tre saggi fondamentali del monaco Takuan, vissuto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. Takuan è un personaggio leggendario della cultura giapponese, essenziale per comprendere il rapporto tra Zen e arti marziali. Tra i suoi scritti più famosi cito questo: «Quando la mente si ferma su qualcosa, poiché il cuore si riempie di ogni genere di preconcetti, trattiene diversi movimenti in sé. Quando i movimenti nella mente cessano, la mente che si era fermata si muove, senza però muoversi affatto.»
Yagyu Munenori, “La spada che dà la vita. Gli insegnamenti segreti della casa dello Shogun”, traduzione di S.W. Wilsono e M. Amarillis Rossi, Luni Editrice, 2004
Yagyu Munenori fu discepolo e amico intimo del monaco Takuan, nonché maestro d’armi e consigliere della casa dei Tokugawa. Egli trasforma però la sua arte in un mezzo di perfezionamento spirituale: così la spada da oggetto mortale si trasforma in uno vivifico. Viene spesso considerato l’alter ego del più famoso Miyamoto Musashi: l’uomo di corte integrato nel sistema di potere dello Shogunato (anzi, un’eminenza grigia a capo di una potente polizia segreta) contrapposto allo spadaccino solitario ed errabondo.
Musashi Miyamoto, “Il libro dei cinque anelli”, a cura di Leonardo Vittorio Arena, RCS MediaGroup, 2002
L’opera scritta del samurai più famoso della storia. Un testo a tratti enigmatico, in cui l’attenzione dell’autore non è tanto rivolta all’arte della spada, quanto alla filosofia strategica del samurai. La consapevolezza del rischio di morire accomuna infatti il contadino al guerriero, ma ciò che rende diverso quest’ultimo è la sua attitudine alla ricerca della vittoria in battaglia. I cinque anelli o elementi (terra, acqua, fuoco, vento, vuoto) quindi, rappresentano cinque differenti dimensioni della strategia che ogni samurai deve padroneggiare ed eleggere a via di vita se vuole davvero realizzare lo scopo della sua esistenza, ovvero prevalere sull’avversario. Sempre e comunque.
Tsunetomo Yamamoto, “Hagakure. Il codice dei samurai”, a cura di Leonardo Vittorio Arena, RCS MediaGroup, 2006 – Yukio Mishima, La Via del samurai, Bompiani, 1996
Sono passati settant’anni dalla stesura del “Libro dei cinque anelli” e l’etica guerriera dei samurai con il lungo periodo di pace dell’era Tokugawa si sta smarrendo. Il maestro Tsunetomo preserva l’antico codice e “all’ombra delle foglie” (Hagakure) distribuisce al proprio discepolo precetti di comportamento e aneddoti esemplari. Pubblicato nel 1906, il libro ha trovato nel ventesimo secolo una collocazione ben precisa nell’ideologia militarista nipponica, ma rimane una delle opere letterarie più significative della storia del Giappone.
Trovo particolarmente utile segnalare pure “La via del samurai” di Mishima Yukio. Anche in questo caso si può non condividere la posizione politica dell’autore, ma Mishima coglie l’aspetto più profondo di Hagakure, ricordando al lettore che nella vita esiste una dimensione più grande del semplice “io” e che per quella dimensione ogni istante e ogni gesto, anche il più piccolo, meritano di essere vissuti in modo pieno e consapevole.

John Stevens “Lo Zen e la Spada. La vita del Maestro Guerriero Tesshu”, Luni Editrice, 2013
La biografia dell’ultimo dei grandi samurai, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento. Spadaccino, calligrafo, militare, politico, monaco, Tesshu Yamaoka è stato il fondatore della scuola di spada Muto-Ryu (“scuola della Non Spada”). Nelle sue parole riecheggiano quelle di Takuan e di Munenori: «Non spada significa non mente; non mente significa una mente che è stabile ovunque. Se la mente si arresta, l’avversario appare; se la mente rimane fluida non esiste nemico.» I suoi ultimi discepoli nel 1921 avrebbero dato vita al dojo Ichikukai (“società del diciannovesimo” dal giorno della scomparsa del loro maestro) dove si sarebbe praticato il Misogi-Kyo, che il Maestro Tohei avrebbe studiato a lungo fino a farne uno degli elementi fondamentali del suo Shin-shin-toitsu-do.